DAY 15 ( 10 agosto 2001 ) | Tsodilo Hills – Etsha 6
La notte è trascorsa con un certo senso di inquietudine per l’episodio di ieri intorno al fuoco. Stamane smontiamo il campo e ci apprestiamo a visitare questo magico luogo, sacro al popolo San.
I Boscimani ( o San ) ritengono infatti che queste quattro colline che si ergono nella mezzo del deserto siano il sito della creazione. Lo dimostrano le migliaia di incisioni rupestri scoperte in oltre 200 siti archeologici intorno alle Tsodilo Hills.
Gli studiosi hanno stabilito che la presenza dell’uomo in questi luoghi risalga ad oltre 60.000 anni fa e questo rende la regione uno dei siti storici più antichi d’Africa.
I dipinti si possono osservare e cercare liberamente senza l’uso di una guida locale. Occorre rispettare questo luogo e non toccare con le mani la roccia per preservare i colori e la qualità delle incisioni, ancora in ottimo stato di conservazione.
Ancora una volta il turismo responsabile è fondamentale per preservare un luogo Patrimonio dell’Umanità che non è ancora stato contaminato dall’impatto massiccio dei visitatori.
Ci troviamo davanti ad una delle più importanti collezioni di arte rupestre al mondo che conta quasi mille dipinti. La maggior parte di questi sono stati realizzati con pigmenti locali, utilizzando alcuni tipi di piante e cenere.
Sono di colore bianco e rosso; i dipinti bianchi sono attribuiti ai popoli di origine Bantù, mentre i dipinti rossi, sono attribuiti al popolo San. Rappresentano animali, esseri umani e figure geometriche. Gli animali sono quelli tipici della savana o quelli allevati dalle popolazioni dell’epoca.
Nel primo pomeriggio dobbiamo ripartire per affrontare a ritroso la difficile pista percorsa per raggiungere le Tsodilo Hills. Non abbiamo con noi alcun tipo di navigatore Gps, ma soltanto una discreta carta topografica e un paio di bussole.
Nei pressi di un bivio non segnalato confrontiamo le indicazioni dei nostri “strumenti di navigazione” e non riusciamo più a venirne a capo. Le due bussole sembrano impazzite e segnalano ognuna una direzione diversa.
La nostra riserva di carburante è ben sotto la metà quando ci accorgiamo di aver imboccato la pista sbagliata, ma a questo punto è tardi per tornare indietro. Proseguiamo con l’occhio puntato sulla lancetta del serbatoio che si muove inesorabilmente verso lo zero critico !
A questo punto non abbiamo la più pallida idea di dove siamo e di quando arriveremo. Dopo quasi 40 chilometri di piste in pessime condizioni, all’improvviso, come per magia, sbuchiamo sulla strada principale per Maun !
Ci sistemiamo per la notte in un bungalow nel piccolo villaggio di Etsha 6. Il nome curioso deriva dal fatto che ci sono qui ben 13 villaggi Etsha. Durante i primi giorni della guerra civile in Angola, il popolo Mbukushu fuggì verso sud e ottenne lo status di rifugiato in Botswana.
Organizzati in tredici clan o gruppi, divisi in base alla propria struttura sociale, i Mbukushu si sono stabiliti in quest’area fondando tredici villaggi, disposti ad un chilometro l’uno dall’altro che il governo del Botswana ha identificato con un numero progressivo: 1,2,3…e cosi via.
Etsha 6 si trova a soli tre chilometri a est della strada principale per Maun, la A35 ed è il più grande dei villaggi Mbukushu. Qui esiste anche una cooperativa che vende tipici prodotti locali oltre a viveri e generi di prima necessità.
Maun, capitale del Delta dell’Okavango
Un tempo Maun era una vera e propria città di frontiera che accoglieva tra le sue braccia cacciatori di frodo e allevatori di bestiame provenienti da tutto il paese. Oggi una buona fetta dei suoi affari la deve al notevole afflusso di turisti in cerca di avventura sul Delta.
ll Delta dell’Okavango è il secondo più grande delta interno del mondo, dopo quello del Niger, e rappresenta uno degli ecosistemi più insoliti del pianeta. Il fiume nasce in Angola e dopo oltre 1000 chilometri di cammino si scarica nel deserto del Kalahari, formando una gigantesca piana alluvionale, formata da innumerevoli canali, isole e lagune.