DAY 05 ( 31 luglio 2001 ) | Svakopmund – Cape Cross – Skeleton Coast
Il gruppo si è diviso, dopo soli due giorni di convivenza ! Stamattina Marta non riusciva a riprendersi dalla sbornia presa ieri sera. Era uscita da sola contro il nostro parere ( non è sicuro da queste parti per una ragazza straniera uscire dopo il tramonto ) e si era ubriacata in un locale della città. Non possiamo permette che un soggetto così instabile comprometta il nostro viaggio.
Per fortuna avevamo previsto una simile eventualità e avevamo deciso da subito di formare un equipaggio composto esclusivamente da amici “fidati” mentre il secondo equipaggio di sconosciuti avrebbe viaggiato con noi soltanto a certe condizioni.
D’ora in poi viaggeremo meno sicuri, senza l’appoggio di un secondo fuoristrada ma più liberi di seguire il nostro piano di viaggio.
Dopo esserci salutati e separati, procediamo spediti verso nord lungo l’ottima C34, una pista in terra battuta liscia come un biliardo che corre parallela alla costa atlantica. In breve giungiamo a Cape Cross, un promontorio che costituisce una riserva naturale protetta. Ospita infatti un grande colonia di otarie da pelliccia, il cui numero varia a seconda delle stagioni.
Sono migliaia gli esemplari che si raccolgono in quest’area, poichè la corrente del Benguela confluisce qui oltre un milione di tonnellate di pesce all’anno soltanto per il fabbisogno delle otarie. Iene brune e scicalli stazionano ai margini della colonia in attesa di facili prede da catturare.
L’odore che permea l’aria è davvero insopportabile e non è facile resistere a lungo in osservazione di questo spettacolo della natura.
E così, ben presto riprendiamo il nostro cammino verso la Skeleton Coast, la famosa o famigerata “costa degli scheletri” che deve il suo nome agli innumerevoli relitti spiaggiati lungo la costa.
Un tempo questa località era particolarmente inospitale e difficile da raggiungere per via del deserto che si estende per decine di chilometri verso l’interno e dal mare è difficile avvicinarsi a causa delle forti onde causate dalla corrente del Benguela. Per questo i boscimani la definivano “terra che Dio ha creato con rabbia” e i portoghesi “as areais do Inferno”, le sabbie dell’Inferno.
L’oceano dalle onde impetuose è sempre stato un incubo per i marinai che transitavano da queste parti e oggi il nome Skeleton Coast si riferisce ai numerosi relitti spiaggiati lungo la costa. Ce ne sono oltre un migliaio, sparsi un pò ovunque ma non è così facile riuscire a vederli, in parte per la presenza delle alte dune che ne impediscono l’accesso e la vista.
Solo la parte meridionale a sud del fiume Hoanib è accessibile ai viaggiatori indipendenti come noi. Non abbiamo il permesso di pernottare a Torra Bay ma ci rechiamo laggiù nella speranza di trovare del carburante di riserva, scoprendo che è possibile fare rifornimento solo nei mesi di Dicembre e Gennaio !
Privi di permessi, dobbiamo raggiungere il check-point di uscita del parco prima delle 15:00 per evitare spiacevoli sanzioni o peggio. Montiamo il campo nel mezzo del nulla, a pochi chilometri dallo Springbokwasser Gate, il cancello di uscita dallo Skeleton National Park.
Questo luogo ha il fascino degli avamposti di confine del vecchio west. Da queste parti transitano molti elefanti e durante la notte è meglio non allontanarsi dalle proprie tende per non rischiare di fare incontri non desiderati.
Le pitture rupestri di Twyfelfontein
Siamo diretti a Twyfelfontein, situata in una verdeggiante vallata della Namibia. Il popolo dei Damara la chiamava Uri-Ais, “sorgente saltellante”. Ma i primi coloni bianchi che provarono a insediarsi qui nel 1947 non trovarono la sorgente, e ribattezzarono il luogo Twyfelfontein, che significa “sorgente dubbia”.
E’ qui che si trovano oltre 2000 dipinti rupestri, probabilmente una delle più estese gallerie di graffiti in Africa. Pare che l’origine dei disegni sia da attribuirsi agli antenati dei moderni Boscimani e anche se la datazione non è certa gli studiosi sostengono che alcuni disegni risalgano ad oltre mille anni fa. Incise sulle rocce di arenaria si possono ammirare scene di caccia e illustrazioni stilizzate di numerosi animali africani, accanto alle loro impronte.